La settimana lavorativa corta, composta da 4 giorni, è una modalità di lavoro flessibile che molti paesi stanno sperimentando. Cosa ne pensa l’Italia?
Questo articolo passerà in rassegna le proposte di diversi Paesi riguardo la settimana lavorativa breve, illustrando come in Italia si sta affrontando il tema.
La settimana lavorativa corta: proposte e realtà
Lavorare meno mantenendo un’alta produttività, è possibile? La risposta è in itinere
Nel 2007, nel suo libro intitolato 4 ore alla settimana – ricchi e felici lavorando 10 ore meno, l’imprenditore americano Timothy Ferris rispondeva alla domanda in modo provocatorio. Sosteneva, infatti, l’importanza di ridurre drasticamente il numero di ore lavorative per migliorare i propri risultati.
Qualche anno dopo, tale quesito diviene tema di dibattito in diversi paesi, che iniziano così ad avanzare proposte risolutive. Tra tutte, emerge la settimana lavorativa corta, vale a dire lavorare per 4 giorni, ed avere, di conseguenza, un weekend più lungo, che inizia il venerdì.
Il primo paese a sperimentarla è stato l’ Islanda. A partire dal 2015, ha ridotto le ore lavorative per i contratti a tempo pieno, da 40 a 35. Ma l’aspetto più interessante per i dipendenti è stato conservare la stessa retribuzione. Secondo quanto riportato dal quotidiano Corriere della Sera, ad oggi l’86% dei lavoratori islandesi ha settimane lavorative più brevi. Le analisi dell’ Associazione per la sostenibilità e la Democrazia, ne riportano risultati positivi, affermando che tale modalità riesce a garantire maggior equilibrio tra vita privata e professionale. Così, altri paesi scandinavi stanno applicando simili riduzioni.
Anche in Giappone, Scozia, Emirati Arabi Uniti, la settimana breve sta diventando a poco a poco una realtà. Vediamo ora il quadro europeo.
La settimana lavorativa corta in Europa
In Europa è interessante analizzare le iniziative di Spagna e Belgio, diverse l’una dall’altra, ma entrambe pensate per aumentare il benessere dei lavoratori e il loro rendimento.
- In Spagna, nel gennaio 2020 il marchio di moda Desigual adotta l’esempio islandese e rileva una crescita del 20% del fatturato e del 30% di produttività, secondo dati riportati dal quotidiano Avvenire. Così, nel 2022, il paese ha deciso di avviare una prova pilota. Per i prossimi 3 anni, 200 imprese su base volontaria, ridurranno il numero di ore da 40 a 32, distribuite su 4 giorni, senza perdite di compenso. Il cambiamento è sostenuto dal Presidente del Governo Pedro Sánchez, che ha destinato 50 milioni di incentivi alle imprese che vi aderiscono.
- In Belgio, l’iniziativa di modificare la modalità del lavoro a tempo pieno, è stata annunciata nel recente 15 febbraio 2022, dal primo ministro Alexander de Croo. Non è prevista una riduzione delle ore di lavoro, ma solo una compressione: le tradizionali 38 ore settimanali restano invariate, ma sono distribuite su 4 giorni di lavoro. I dipendenti hanno la possibilità d chiedere un periodo di prova di 6 mesi, al termine del quale possono decidere se mantenere questa modalità o lasciarla. Questo progetto fa parte del pacchetto di riforme sul lavoro post-pandemia proposto dal governo belga, all’interno del quale si trova anche il diritto alla disconnessione, altro importante traguardo a vantaggio di tutti i lavoratori.
La settimana lavorativa corta in Italia
In Italia il dibattito politico e sindacale non ha portato ad alcun risultato concreto in merito al tema. Il nostro paese sembra essere ancora dell’idea che lavorare di più sia utile a produrre di più. E’ per questo che, secondo dati dell’Ocse del 2019 (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico) l’Italia si classifica tra i paesi europei dove si lavora più ore a settimana, dietro Grecia ed Estonia.
Le 8 ore di lavoro giornaliere (48 a settimana) previste per i contratti a tempo pieno, furono introdotte dal Governo Mussolini nel lontano 1922, ma l’ultima proposta concreta per la riduzione delle ore a 35 fu avanzata negli anni Novanta dalla Rifondazione Comunista, senza mai trovarvi applicazione.
Alcune aziende italiane hanno così deciso di sperimentare la settimana lavorativa corta in piena autonomia, per verificarne i benefici sull’ efficienza dei lavoratori. E’ il caso della società di marketing milanese Awin Italia, che nel 2020, durante i difficili mesi di pandemia, e l’adozione della modalità smart-working, ha pensato di stabilire la settimana lavorativa a 32 ore. Ne segue poi l’esempio la società con sede a Milano, Carter & Benson, specializzata in consulenza strategica e headhunting, che nel gennaio 2021 ha ridotto il numero di ore lavorative a 36. In entrambi i casi, l’esperimento ha riscosso successo, al punto da essere riconfermato.
Il loro esempio è utile a far sì che temi come benessere dei lavoratori, logica di profitto, e livelli di produttività, possano diventare priorità per il nostro paese, e invertire la tendenza.
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