Firmare un contratto full-time o part-time è una strategia di assunzione e può determinare il successo aziendale. Come scegliere tra i due?
In questo articolo ti descriverò le due tipologie di contratto e ti guiderò nella valutazione dei pro e dei contro.
Caratteristiche e differenze tra contratto full-time e contratto part-time
Il successo di un’azienda dipende dall’impegno di dipendenti che fanno del proprio meglio per l’impresa in cui credono!
Compito dei manager, e dei responsabili HR, è aiutarli a sentirsi apprezzati e valorizzati, firmando un contratto che si adatti alle loro esigenze e a quelle aziendali.
Valutare caratteristiche e differenze delle due tipologie di contratto è, quindi, fondamentale.
Esse sono definite dalla legge nazionale, e riguardano:
- Il numero di ore. Il full-time prevede circa 40 ore settimanali. Possono esservi contratti che stabiliscono una durata minore, ma si possono svolgere anche più ore di lavoro, fino a 48, considerate straordinario.
Il part-time invece, prevede un numero inferiore, che varia dalle 20 alle 36 ore settimanali.
Il modo in cui sono distribuite dipende dall’accordo tra datore e dipendente.
- La retribuzione. Generalmente lo stipendio è proporzionato anche in base al tempo di lavoro, dunque con il contratto full-time è prevista una paga maggiore rispetto a quella di un part-time.
- Le ferie. Per entrambi i contratti, il numero di ferie minimo è fissato a 4 settimane per un anno di servizio. Le variazioni spettano all’accordo tra titolari ed impiegati, nel rispetto delle esigenze aziendali.
Per individuare quale strategia di assunzione adottare, è necessario valutare i loro vantaggi e svantaggi, sia dalla prospettiva dei dipendenti, che da quella dei datori.
I pro e i contro del lavoro full-time
Il principale vantaggio di un contratto a tempo pieno per i dipendenti è la paga. Essa è generalmente consistente e di conseguenza anche più soddisfacente.
La paga invece è uno svantaggio per i datori, poiché devono fare i conti con retribuzioni e sussidi più elevati.
Un vantaggio che riguarda entrambi è la possibilità di sviluppare un’approfondita conoscenza dell’azienda, che permette un maggior coinvolgimento e senso di responsabilità nei lavori da svolgere. E’ dunque indispensabile avere dipendenti a tempo pieno, poiché sono coloro che investono maggior impegno e dedizione nell’impresa.
Talvolta le responsabilità possono diventare uno svantaggio, soprattutto nel caso in cui non vi sia una buona organizzazione. Esse, infatti, aumentano le crisi da stress: i lavoratori possono sentirsi sopraffatti dagli incarichi, e la stanchezza può causare minor produttività, negativa per l’intera comunità aziendale.
Con un contratto a tempo pieno è necessario riuscire a ritagliare momenti di tempo libero, da dedicare ad attività di svago e riposo.
I pro e i contro del lavoro part-time
Contrariamente ai ritmi del lavoro a tempo pieno, quelli del tempo parziale sono meno serrati. Il principale vantaggio è proprio un maggior equilibrio tra vita privata e vita professionale.
Lavorare meno significa avere più tempo a disposizione per recuperare le energie, e per approfondire i propri interessi.
Inoltre, il part-time permette di potersi dedicare ad altri lavori, ricevendo così altre entrate monetarie che sopperiscono ad uno stipendio meno consistente. La retribuzione è, infatti, il vantaggio dei datori che, con questa tipologia di contratto, possono assumere ugualmente professionisti qualificati, senza preoccuparsi di ingenti sussidi o straordinari.
Uno svantaggio che riguarda entrambi è proprio il tempo vissuto in azienda.
Trascorrendo meno ore a lavoro, tali dipendenti hanno meno possibilità di formare una buona cultura aziendale, e sono per questo considerati meno affidabili e più sacrificabili rispetto ai lavoratori a tempo pieno, maggiormente legati ai bisogni dell’azienda.
Ulteriore contro per i datori è il numero di dipendenti part-time. Nel caso in cui sia eccessivo, esso implica uno stress manageriale, poiché vi sono più lavoratori da supervisionare e formare.
Full-time o part-time ? Dedica il giusto peso alla scelta!
Non esiste un contratto migliore dell’altro. La scelta deve essere ben calibrata.
La paga, lo stipendio, le ore di lavoro, sono solo alcuni dei fattori da considerare, ma non bisogna mai trascurare il benessere dei dipendenti.
Immagina di essere un addetto vendite part-time in un negozio di alimentari. Immagina di svolgere il tuo ruolo talmente bene, da essere promosso, in poco tempo, ad assistente manager, con un contratto full-time. Se non sei pronto per il nuovo ruolo, se non hai abbastanza tempo a disposizione, e se l’azienda non ha investito su di te e sulla tua formazione, finirai per sentirti sopraffatto dalle responsabilità, e sarà più facile sposare l’idea di abbandonare la tua nuova posizione.
I manager e i responsabili HR devono saper valutare le competenze dei propri dipendenti, e valorizzarli attraverso buone opportunità di sviluppo professionale, come un percorso che porti al coinvolgimento nell’attività e nella cultura dell’azienda.
Tutto ciò è possibile in ambienti lavorativi in cui è più semplice comunicare.
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